Lavoro: clima aziendale positivo e flessibilità per frenare il turnover del personale

work life balance

Turnover del personale in costante crescita e malessere organizzativo, richiesta di maggiore flessibilità con settimana corta, smart-working e la necessità – ancora più forte – di tendere ad un reale work-life balance e ad un più attuale work-life integration.

Sono questi i principali temi al centro dell’attenzione nel 2024, argomenti che impegnano le aziende ad un cambio di passo che prevede anche una riorganizzazione interna di ruoli, competenze e regole. Clima aziendale positivo e flessibilità possono frenare il numero di persone che lasciano l’azienda. A sottolinearlo sono i dati che sia a livello mondiale sia italiano mettono in luce la difficoltà di trovare stimolante e positivo il proprio ambiente lavorativo, dati che trovano corrispondenza anche nell’analisi 2023 del Centro Studi di Carter & Benson.

A livello mondiale i dati ci dicono che i lavoratori sono oggi più che mai alla ricerca di un ambiente più stimolante e di percorsi di carriera più chiari, insieme alla possibilità di conciliare meglio la vita e il lavoro. I 500 HR manager coinvolti in una ricerca condotta dal Priority Report di Gartner, ritengono che i percorsi di carriera nelle proprie aziende non siano abbastanza stimolanti e per l’89% siano spesso poco chiari e definiti. Dati confermati dall’analisi 2023 del Centro Studi di Carter & Benson su 498 progetti seguiti durante l’anno.

Fanno eco anche i risultati di un sondaggio rivolto ai dipendenti in 30 Paesi del mondo svolto da  McKinsey Health Institute dal quale emerge che un ambiente di lavoro positivo e un benessere tangibile sono due fattori importanti per essere più innovativi e performanti.

Un altro tema complesso e di cui si dibatte da tempo sui tavoli degli HR manager e dei CEO è la difficoltà a dare un valore economico alle azioni di welfare messe in campo finalizzate al raggiungimento di un migliore benessere lavorativo. Nel Regno Unito queste azioni – secondo l’indagine di McKinsey Health Institute realizzata con Business in the Community – vengono convertite in un range che va da 130 a 370 sterline l’anno, circa da 4000 a 12.000 sterline a dipendente.

Il turnover in costante crescita, è confermato dai dati che in Italia – secondo la ricerca condotta nel 2023 dall’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano che ha coinvolto 800 rispondenti parlano del 46% dei lavoratori che nell’ultimo anno hanno cambiato lavoro o desiderano farlo, numero che arriva al 77% se si analizzano le risposte degli under 27. Più della metà dei lavoratori (il 55%) ha dichiarato di essere già impegnato nella ricerca di un nuovo lavoro, l’11% ha detto di star bene nel proprio ambiente lavorativo e solo il 7% di essere felice di dove lavora.

Ma qual è, quindi, la strada da percorrere?

Come sottolinea l’analisi del Centro Studi di Carter & Benson, che trova conferma anche nei dati dell’Osservatorio HR 2023 del Politecnico di Milano, bisogna continuare ad impegnarsi su alcuni aspetti determinanti: puntare su un’evoluzione della leadership, saper ascoltare e lavorare con maggiore attenzione sui feedback, far crescere la cultura della cura delle persone e dei talenti avendo il massimo rispetto della sfera privata di ognuno. Sono sempre troppo poche, infatti, le organizzazioni che arrivano a fare delle proposte valide che riescano a “stuzzicare” passioni, aspettative e ambizioni delle persone. Solo il 28% delle aziende (dati dell’Osservatorio HR Innovation 2023) dà la possibilità di auto-candidarsi a progetti interni o esterni all’organizzazione per acquisire nuove competenze e il 19% porta avanti piani concreti di crescita per valorizzare i punti di forza dei collaboratori. Ad aggiungersi a tutto questo c’è il bisogno di favorire sempre di più lo sviluppo di interessi extralavorativi e la conciliazione vita-lavoro.

Parola d’ordine: Flessibilità

La flessibilità diventa condizione essenziale soprattutto nella logica di non perdere le risorse più interessanti, quelle vitali per lo sviluppo dell’impresa e più contese perché più “appetibili” dal mercato.

Impensabile pertanto tornare ad un full time in ufficio, come emerge dall’indagine del Centro Studi di Carter & Benson che rileva che il 75% dei candidati intervistati propende per una modalità più flessibile. Quindi lo smart working è accolto con favore dai dipendenti a condizione che possano gestire liberamente il luogo nel quale lavorare, non siano obbligati a giorni e orari prestabiliti e possano essere “padroni” del proprio tempo senza dover fare troppe rinunce che inevitabilmente rischiano di impattare sulla loro vita professionale e privata. Lo stesso dicasi per la settimana corta a parità di stipendio che deve essere strutturata in modo che i lavoratori possano avere l’agio di decidere come spalmare le 32 ore nell’arco della settimana.

Scardinare le abitudini

Passare dalla cultura del controllo a quella della fiducia per le aziende non è semplice, infatti, nonostante le esigenze dei lavoratori dicano chiaramente che ci sia un forte bisogno di flessibilità, dall’altra parte c’è una resistenza da parte delle organizzazioni.  La realtà dei fatti che emerge dall’indagine di Carter & Benson racconta che anche se il 60% delle aziende sono consapevoli del rischio di perdere le risorse più valide se non offrono opzioni di lavoro flessibili, il 68% dei manager auspicano di tornare alla modalità di lavoro pre-pandemica. Questi dati, che fotografano la situazione in Italia, trovano conferma in quelli dell’indagine CEO Outlook 2023 di KPMG nella quale il 64% dei CEO prevede un pieno ritorno in ufficio nei prossimi tre anni e l’87% si dimostra favorevole a premiare i dipendenti che rientreranno in ufficio con incentivi quali migliori incarichi, aumenti di stipendio o promozioni. Addirittura il rapporto Resume Builder indica che negli USA il 90% delle Imprese intende eliminare completamente lo smart-working entro il 2024.

Trasformazione digitale

Tornando all’Italia esiste un problema da non sottovalutare che riguarda l’adeguamento degli strumenti digitali per lavorare a distanza e quelli per gestire i team in totale flessibilità. Sono infatti solo il 52% (indagine Carter & Benson) le aziende preparate in questo senso. Un’innovazione sempre più necessaria per stare al passo con i tempi che passa anche attraverso l’uso dell’Intelligenza Artificiale Generativa (GenIA) che può aprire nuove opportunità per le imprese ma può essere vista dalle persone come un deterrente e pertanto bisogna che venga compresa nelle sue potenzialità per poterla adottare in modo corretto e consapevole.