Un nuovo ruolo per il direttore del personale

 

La tecnologia e l’internazionalizzazione delle imprese rendono più strategica la gestione delle risorse umane, richiedono competenze maggiori e capacità di coniugare l’operatività quotidiana con una visione di business di lungo periodo.
Se ne è parlato nella tavola rotonda promossa da World Excellence (di cui di seguito potrete leggere un estratto dell’intervento di William Griffini).

 
E’ un dato di fatto: la funzione Hr sta passando da un ruolo statico e
definito, che amministra
il personale ed i processi di assunzione,
formazione, valutazione
e sviluppo, ad un ruolo dinamico,
maggiormente coinvolto e responsabilizzato
nei processi decisionali e di
sviluppo aziendale.
È quanto emerge all’unanimità nel
corso della tavola rotonda “Hr: quali
strumenti mettere in campo per sostenere
lo sviluppo”, organizzata lo
scorso maggio da World Excellence.
Al dibattito, moderato da Angela
Maria Scullica, direttore di World
Excellence ed organizzato e coordinato
dalla giornalista Chiara Osnago
Gadda, hanno partecipato: Paolo
Citterio, presidente nazionale Gidp,
Silvio Angeleri, Personale, Organizzazione
e Comunicazione Interna,
direttore di funzione IMQ Spa;
Roberto Piana, Human Resources
director Mediterranean & Africa
Region Coface S.A. Assicurazioni;
Alessandra Cintelli, head of Hr &
It Department Aedes Siiq Spa, Andrea
Bellini, responsabile Hr Banca
Widiba; Fabio Comba, Hr director
NH Hotel Group, William Griffini,
ceo di Carter & Benson.
“Negli ultimi 20 anni ho
visto vari tentativi di chi faceva corse
per non perdere il treno e, sicuramente,
gli strumenti per valutare
servono. A mio avviso, però, sono
coerenza, etica ed esempio gli elementi
che un Hr deve tenere fi ssi
come un baluardo. Bisogna, infatti,
difendere le ingiustizie organizzative.
Voglio, cioè, porre l’enfasi su
una riflessione: il problema di fondo,
infatti, è quello di entrare in una
job così personale…come lo formo…
come fare a delegare la relazione con le persone?” afferma William Griffini.

“Una volta, se i dipendenti
uscivano dall’ufficio prima
delle 17.00, domandavo loro il perché;
ora, invece, non lo faccio più,
ma sono le singole risorse ad avermi
consentito questo. Smart working,
ma con la testa: devo prima fi darmi
di te, perché, diversamente, sarebbe
come dare una bicicletta a chi è invalido”.

“Quarantatré anni fa,
quando sono nato, entravi in azienda
e bisognava combattere, ci hanno insegnato
un’ansia strutturale. Ora, sto
combattendo per una felice anarchia:
se sei sereno, dai il meglio di te stesso.
Lo sport accomuna molto queste
caratteristiche ed ecco perché, ultimamente,
in fase di colloquio preferisco
prendere persone che conseguono risultati
importanti nello sport, che denota
capacità di sacrificio e intelletto
nobile.”

Cos’è oggi il welfare aziendale secondo Griffini?
“Vuol dire tante cose. In
Carter & Benson ad esempio, abbiamo
un’area ludica con giochi, accordi con
palestre vicine all’ufficio, accordi con
bar limitrofi al posto dei ticket restaurant,
assicurazioni personali, Bike MI
e tessera del tram gratis per tutti, …
Inoltre, le donne, le ho vestite tutte
da Zara con un bonus di 200 euro.
Piccoli gesti, che però fanno la differenza.
Abbiamo inoltre esasperato
la tecnologia, siamo full virtual desktop
il che significa che, da qualsiasi device dell’azienda, siamo in ufficio nel mondo”.

 

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