Profili senior e figure junior, interconnessioni tra generazioni anche attraverso il “reverse mentoring” (ovvero la pratica mediante la quale i dipendenti più giovani, meno esperti, ma con competenze diverse per esempio digitali, sono chiamati a trasferire queste conoscenze ai colleghi senior). L’evoluzione e trasformazione costante del mondo del lavoro mettono davanti le aziende alla necessità, sempre più forte, di adattarsi per rimanere competitive. Una delle chiavi per riuscirci è sicuramente la gestione efficace delle risorse umane, oggi, anche facendo particolare attenzione ai temi di mentoring, ageing e reverse mentoring. Elementi che se ben usati e implementati in un’organizzazione possono diventare strumenti utili ad ottimizzare la produttività e migliorare le performance dei team. Abbiamo approfondito questi temi con Lorenzo Bassi, Partner di Carter & Benson e da qualche anno membro dell’AIDP, Associazione italiana direzione del personale che ha lanciato proprio un progetto di mentoring che mette in contatto studenti e figure giovani nel mondo HR con mentor, figure più senior e qualificate.
Chi è il mentor, che cos’è il mentoring e perché è una pratica importante in un’organizzazione?
Il mentor è un dipendente esperto che fornisce guida, supporto e consigli ad un collega che ha meno esperienza (mentee in gergo), questo rapporto di fiducia e rispetto reciproco è basato sulla condivisione di esperienze, conoscenze e competenze e ha l’obiettivo di favorire la crescita professionale e personale, tramite il confronto per l’esercizio della sana curiosità.
I benefici dell’attivazione di un percorso di mentoring per un’azienda sono diversi, sicuramente c’è un trasferimento di conoscenze perché i mentor condividono il loro bagaglio di esperienze e competenze, permettendo ai mentee di apprendere in modo più rapido ed efficace. Questo trasferimento di conoscenze è essenziale per mantenere viva la cultura aziendale e per garantire la continuità delle competenze chiave. I programmi di mentoring possono aumentare la motivazione e la soddisfazione lavorativa dei dipendenti. Sentirsi supportati e valorizzati all’interno dell’organizzazione favorisce la fidelizzazione e riduce il turnover. Inoltre i mentor, attraverso il loro ruolo, sviluppano e affinano le loro capacità di leadership. Questo non solo rafforza il loro profilo professionale, ma contribuisce anche a creare una pipeline di leader futuri all’interno dell’azienda. Perseguendo queste pratiche si promuove una cultura aziendale basata sulla collaborazione e sul supporto reciproco. Questo ambiente positivo e coeso favorisce l’innovazione e la produttività.
Un altro tema di cui si parla spesso in ambito aziendale è l’ageing…
Sì il concetto di mentoring, sempre più importanti in ambito aziendale, si ricollega ad un altro tema determinante e che abbiamo davanti tutti i giorni in ambito lavorativo, ovvero il concetto di “ageing”, di come valorizzare quindi profili senior e le competenze di queste figure nelle organizzazioni. Una pratica sempre più fondamentale per far sì che si creino interconnessioni costruttive e positive per i team e lo sviluppo aziendale.
In un’epoca in cui le aziende sono sempre più intergenerazionali, è fondamentale promuovere l’interconnessione tra generazioni. Un metodo efficace per raggiungere questo obiettivo è l’assegnazione di figure senior di riferimento per i candidati junior.
Favorire la crescita personale e professionale dei dipendenti, attraverso la condivisione di competenze e conoscenze, best practices, esempi concreti, valorizzando così le capacità ed esperienze di tutte le generazioni è una delle chiavi per costruire un futuro aziendale solido e innovativo.
Si sente spesso parlare, invece, di Reverse Mentoring. Di che cosa si tratta?
Il reverse mentoring è una pratica innovativa che inverte i ruoli tradizionali del mentoring, mettendo i dipendenti junior nella posizione di mentor per i colleghi più senior. Questo approccio si è rivelato particolarmente efficace in un mondo del lavoro sempre più influenzato dalle rapide evoluzioni tecnologiche e dalle nuove tendenze.
Il mentoring e il reverse mentoring rappresentano due approcci complementari che, se integrati efficacemente, possono trasformare il panorama lavorativo di un’azienda. Queste pratiche non solo favoriscono lo scambio di conoscenze e competenze, ma creano anche un ambiente di lavoro dinamico e collaborativo. L’unione tra profili senior e junior non solo arricchisce il capitale umano, ma stimola l’innovazione e la crescita organizzativa. Le aziende che investono in questi programmi non solo migliorano la soddisfazione e la motivazione dei dipendenti, ma acquisiscono anche un vantaggio competitivo significativo, pronte ad affrontare con successo le sfide del futuro.